martedì 6 settembre 2011

L'orribile, quand'è ingenuo e leggiadro, è una categoria poetica per palati raffinati.

Ancora non ne ho incontrato uno.

Che potesse amarmi per le gengive e le unghie dei piedi marce.


Appagata, sorpresa di pavoneggiarmi e vendermi in una vetrina colorata, Barbie gigantesca dalle molteplici sfumature: ché i capelli grigi con la tintura nero-blu prendono solo il blu; ché gli occhi sono verdi ma anche ambra; ché la pelle è bianchissima ma il viso si arrossa subito con il sole, il sudore e la pioggia; ché sto muta e fissa come una bambola sul letto senza abito di pizzo.

Impolverata di sconti stagionali, sopra velluto rosso, di fronte a un giardino con bambini-genitori-ragazzi nudi al vento, unti di olio abbronzante sotto un cielo che cambia spesso.

Dietro il culo dell'orso, nella speranza di essere risucchiata da qualche potente effetto generato dalle sue flatulenze, come nel tubo di una onanistica underground.
Sollevata dal sentimento di finire i miei giorni in qualità di butt plug, verso sera, sulla strada, mi sfilano davanti le mie paure sdentate e sorridenti. Alcune fanno il segno della croce, altre il saluto militare. Nessun segno di rispetto. Sono io, visione grottesca per loro.

Denudata, pasto di cadavere arrugginito dallo stare troppo fermo, pelle disegnata in arabeschi di incisioni pennellate di mercurocromo, capelli impastati intrecciati di intestini di pesce, posso affermare che, se avessi due tette normali, mi sentirei a mio agio in questo anfratto carnoso, invece ho due mammelle di vacca piene di vermi che si affannano a succhiare latte, già panna acida da vendere per la nouvelle cuisine.

Le possibilità infinite del mio corpo mi annebbiano, mi ubriacano, si affollano urlanti alla porta dopo l'orario di chiusura.

Mi alzo, apro, sono affogata da un nugolo di coccinelle portafortuna che, svolazzanti, mi agguantano la pelle senza lasciarne un millimetro scoperto e mi salvano da un'altra noiosissima serata. Armata di cucchiaio e martello, mi batto ritmicamente ogni parte del corpo.

Le dolci fatine colorate si alzano in volo per poi posarsi di nuovo, ferme nel loro proposito di felicità. Non mi scoraggio e non smetto finché non le vedo ai miei piedi in una pozzanghera rossa e nera, scricchiolante e ancora parzialmente vitale.

Ascolto piccole ali che frullano, poi niente.

Raccolgo zampette, ali e testoline con pazienza amorevole in una ciotola di coccio.

Cotte in acqua e zucchero, saranno la marmellata per la mia colazione dei campioni.

Durante la preghiera della buonanotte, esprimo gratitudine per l'opportunità di vivere addomesticata dal sonno.




Berlin Lou Reed

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